Natale nel tepidario
lustrante, truccato dai
fumi
che svolgono tazze,
velato
tremore di lumi oltre i
chiusi
cristalli, profili di
femmine
nel grigio, tra lampi
di gemme
e screzi di sete...
Son giunte
a queste native tue
spiagge,
le nuove Sirene!; e qui
manchi
Camillo, amico, tu
storico
di cupidige e di
brividi.
S'ode grande frastuono
nella via.
È passata di fuori
l'indicibile musica
delle trombe di lama
e dei piattini arguti
dei fanciulli:
è passata la musica
innocente.
Un mondo gnomo ne
andava
con strepere di muletti
e di carriole,
tra un lagno di montoni
di cartapesta e un
bagliare
di sciabole fasciate di
stagnole.
Passarono i Generali
con le feluche di
cartone
e impugnavano aste di
torroni;
poi furono i gregari
con moccoli e lampioni,
e le tinnanti scatole
ch'ànno il suono più
trito,
tenue rivo che incanta
l'animo dubitoso:
(meraviglioso udivo).
L'orda passò col
rumore
d'una zampante greggia
che il tuono recente
impaura.
L'accolse la pastura
che per noi più non
verdeggia. |