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Laggiù nel Near West |
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Laggiù nel Near West, nel cinquantaduesimo stato degli Usa
chiamato Italia, l'unica legge sopravvissuta era quella del più forte. E laggiù nel Near
West c'era la famigerata città di Mount Citory, dove spadroneggiava un piccolo boss
megalomane, El Nano Silvio. El Nano era un ex-pianista di saloon, costruttore di ranch
prefabbricati, riciclatore di pepite false, proprietario di tutti i telegrafi della zona.
Era sfuggito a taglie, debiti e galere e ora, ricco sfondato, andava in giro con un
sombrero a parabola, sette telecomandi nelle fondine e stivali con la zeppa. Ma anche se
si dava tante arie, non era lui a comandare in quel paese. Più di tutti comandava il
governatore Melamarcia Bush, petroliere, spacciatore d'armi e falsificatore di bilanci
pentito. Poi c'erano i pistoleri globali della Cia e i loro potenti alleati, il Pi Two
Klan, loggia di incappucciati che da anni terrorizzava i villaggi dei peones. E il potente
Scrooge D'Amato, boss dei costruttori di ferrovie, degli allevatori di bestiame e degli
evasori fiscali. Per tutti costoro El Nano Silvio era il folcloristico rappresentante, e
quando c'erano da fare lavori sporchi, ci si rivolgeva a lui e alla sua maggioranza. Come
ogni sera, la banda del Nano si ritrovava in un saloon, un vecchio bordello democristiano
rimodernato alla meglio, a cui avevano messo il nome di Las Reformas. Insieme a El Nano
Silvio, che sfoggiava un sombrero gigantesco con pista ciclabile, c'era l'intero manipolo
di ruffiani, aguadores, voltagabanas e indagati. C'era "Smile " Fini, l'uomo che
aveva massacrato gli apaches di Genova ordinando ai carabinieri di travestirsi con le
piume di guerra, ma era stato smascherato da due errori. Uno, metà degli agenti si era
travestito da gallina, due, sulle molotov finte fatte trovare nel covo apache c'era
scritto: Amaro del Carabiniere. Al suo fianco erano schierati i fedeli Garcia Gasparri,
Matafrocios Storace e Ignacio La Russa, un tempo temuti bounty-killer e ora attivissimi
frau-killer, ovverossia ex cacciatori di taglie riciclati in cacciatori di poltrone. Poi,
con gran sventolare di bandane e fazzoletti verdi, entrò al Las Reformas la banda di
Stoneball Bossi, proveniente dalla leggendaria Mesa Padana, dove sul Grand Canyon era
stato messo il cartello segnaletico Gran Crepùn de l'Ostia. Stoneball buttò giù un
doppio whisky con soda del Po e borbottò roco: "E' pieno di sporchi indiani qua
intorno. Colpa di quei maledetti sudisti amici dei negri". Il suo vice Mac Maroni non
osò correggerlo.
Entrarono anche "Capestro" Castelli, guardaspalle del Nano e nemico giurato
della legge, insieme a Dinamite Lunardi, che stava lavorando a un grande progetto: un
ponte tra Messina e Brooklyn. Poi entrarono El Riciclado Pisanu, che aveva combattuto
contro gli Incas, Stranamore Martino, lo stalliere Mark Dell'Utri e gli Useless Brothers,
Baby Face Casini e Frankenstein Pera, le mascotte del gruppo. Tutti attorniarono il capo
che sembrava furibondo. "Così non va, ragazzi - ringhiò El Nano- abbiamo dovuto
sacrificare Al Scajola alla propaganda sioux-stalinista. Tra poco dovrò lasciare il mio
interim preferito e nominare il nuovo ministro per i rapporti con le civiltà inferiori Il
governatore Bush ancora non mi ha comunicato il nome, ma giuro che il soprannome lo
sceglierò io. In quanto a te, Mike Cichè, avevi promesso l'acqua nei canyon siciliani e
non ce n'è una goccia. Tu, Blackhole Tremonti, tutte le volte che fai un conto apri delle
voragini che in confronto il Gran Canyon è una buca da golf. In quanto a te, Joe Fighetto
Urbani, dovevi vendere un miliardo di bisonti ai giapponesi e ancora non ho visto un
dollaro. Avevo detto che i giudici dello Sme dovevano sparire e sono ancora lì. I
burocrati di Washington ladrona delirano che il falso in bilancio è reato. Devo fare
tutto da solo, nessuno mi dà una mano. Era meglio quando c'era D'Alema". Un educato
colpo di tosse segnalò che a un tavolo d'angolo c'erano Max D'Alema e Fix Fassino, che
giocavano a domino e facevan finta di niente.
-Ma adesso basta - tuonò El Nano - qua la legge siamo noi, e dobbiamo combinare qualcosa
di buono, anzi di perfido e malvagio, se no che legge del west è?
-Veramente una perfidia l'abbiamo fatta - disse Mac Maroni -seguendo le direttive di
Scrooge d'Amato, ho fatto firmare il patto per l'Italia.
- Non mi convince - disse el Nano - i capi indiani Cisleros e gli Uillos hanno fumato la
pipa della pace, ma le loro tribù sono in rivolta, e sono ancora in libertà gli apaches
Cigiellos. Quelli sono pericolosi, antropofagi, irriducibili.
Proprio in quel momento si aprì la porta. Erano Piccola Pezza e Angeletto Spiumato, capi
dei cisleros e degli uillos. Si inchinarono con imbarazzo.
- Abbiamo lavato i suoi cavalli - dissero - adesso possiamo andare?
- No - disse El Nano - adesso portateli a bere e poi dal truccatore.
- Ma veramente i patti erano diversi ...
- Non conoscete Snake Marzano e il detto "viso pallido parla con lingua
biforcuta"? Ma che indiani siete? Avete firmato e adesso obbedite, fuori dai coglioni
- intimò El Nano Silvio - Insomma qua nel Near West c'è metà dei cittadini che ancora
non rispetta la mia legge. E soprattutto, siamo sicuri che Lui sia sistemato?
A quel Lui un brivido percorse le schiene dei presenti. Uomini duri e avidi, che avevano
affrontato processi e bancarotte, scontri in aula e code al buffet, avvisi di garanzia e
duelli per una dirigenza, non riuscirono a nascondere un moto di paura. Anche quelli del
Pi Two Klan, sotto il cappuccio, impallidirono.
- Lui è sistemato, isolato, circondato - disse Pegleg Previti - gli scateneremo contro
tutti i cacciatori di taglie, le gazzette e le televisioni del paese. Dovrà emigrare
nello Yukon.
Ma in quel momento un coyote ululò, una cavallo nitrì e si sentirono, in lontananza, le
note di Casta Diva suonate da un'armonica a bocca. La porta si spalancò e il vento
rovente della prateria scompigliò le carte sui tavoli. Sulla soglia, avvolto in un poncho
indiano, il sigaro all'angolo della bocca, apparve Lui. Chinatown Cofferati, l'apache
cinturato, il meticcio sindacal-politico, il più wanted dei wanted , l'uomo che voleva
seminare panico sciopero e distruzione nel tranquillo mondo fuorilegge del Near West.
Guardò tutti con aria beffarda. Sul poncho ostentava un badge di Lenin, uno della Callas
e un osso, forse di industriale. Sul capo, un diadema di pennarelli rossi. Con un gesto
deciso, sollevò il poncho. Tutti balzarono all'indietro, poiché Chinatown Cofferati era
una della pistole più veloci del West. Ma il bieco pellerossa non era armato: puntò un
dito e gridò: "Costituzione!". A quella vile e bassa provocazione, tutti
arretrarono. Fini e Gasparri misero mano al revolver, Pera saltò sul lampadario, Bossi
fece un gesto scaramantico torcendo le balle a Mac Maroni.
-Vigliacco sanguemisto! - disse El Nano - guai a te se pronunci ancora questa parola qua
dentro!
E tutti si misero a sparare, ma il diabolico Cofferati, saltando qua e là come un
cartoon, evitò i proiettili e sparì ghignando della prateria.
- Non una parola di quello che avete appena visto - disse cupo El Nano, versandosi due
dita di whisky, vale a dire metà della sua altezza in alcool.
Tutti annuirono.
- Questo vale anche per voi due, nascosti dietro al piano - gridò El Nano.
- Non siamo nascosti, siamo defilati - disse la vocina di Fix Fassino.
- Non mi sembra un dramma - disse Max D'Alema.
- Ci vuole un piano, e subito - disse El Nano - allora, per prima cosa bisognerà che da
qualche parte saltino fuori dei ragazzi a bruciare dei ranch e far fuori qualcuno, magari
dipingendo su tutto la stella delle Bierre, ancora meglio se lasciano tessere della Cgil
sul posto.
- Sarà fatto - disse un incappucciato, lo sciamano Castelli, che osservando il volo dei
puma ha già previsto guai nel Northeast.
- Benissimo. Poi telegrafate al governatore Bush che abbiamo bisogno di una guerra ad alto
livello per questo autunno.
- Già in preventivo - disse un altro incappucciato.
- E in quanto alla stampa, giù botte sul maledetto meticcio, e guai a chi dà troppa
pubblicità agli scioperi, esclusi quelli dei trasporti. E per finire...
- E per finire? - fecero eco i presenti.
- Per finire brindiamo, aguardiente per tutti, paga il contribuente.
E tutti si precipitarono al bancone dove erano stati allestiti a tempo record uno stand
per le autorità, un premio al Regime giornalistico, un Telecoyote e un raduno Vip. La
festa si scatenò e il clima si rilassò. Ma accadde l'imponderabile. Si aprì la porta
del saloon ed entrò un mezzosangue, per metà pellerossa e per metà coreano, con nonna
marxista e nonno arbitro dell'Ecuador.
- Scusate - disse cortesemente - qualcuno ha posteggiato il suo cavallo davanti alla mia
Porsche e non riesco a uscire.
Scoppiò una regolare rissa western, durante la quale Frattini, Montezemolo, Benetton,
Borghezio e tutti quelli che volevano fare il ministro degli esteri si spararono addosso.
Poi, per divertirsi un po', la banda uscì per strada sparando all'impazzata, furono
catturati e rispediti a Nuova Delhi centocinquanta indiani Pellerossa di varie tribù. Da
una strada laterale uscì un gruppo di Apaches Cigiellos scioperanti, e una decina di red
collars, i terribili preti-predicatori rossi. Per ultimo un giudice schedato. Volarono
pallottole e premolari. In quel momento uscì dal suo ufficio lo sceriffo Karl Azelius
Ciampi, in bombetta, con consorte al fianco. Sorrise a un cavallo, scavalcò un acciaccato
esanime, schivò una freccia e nella baraonda sussurrò: - Questo paese non è mai stato
così unito.
E si dileguò. Tutto intorno, i coyote ululavano, come ululeranno ogni notte. |
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